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Il credit crunch (o stretta creditizia) indica una restrizione dell’offerta di credito da parte degli intermediari finanziari (in particolare le banche) nei confronti della clientela (soprattutto imprese), in presenza di una potenziale domanda di finanziamenti insoddisfatta.

Nel mondo dell’economia, alcuni termini hanno un peso significativo a causa del loro potenziale impatto sulla stabilità dei mercati finanziari e sulla salute economica generale. Uno di questi termini, che ha acquisito notorietà negli ultimi tempi (anche e soprattutto viste le decisioni delle Banche Centrali), è il “credit crunch“.

Spesso associata a flessioni economiche e crisi finanziarie, la contrazione del credito può avere conseguenze di vasta portata, con ripercussioni su individui, imprese e intere economie. Approfondiamo dunque il concetto di credit crunch, esplorandone i meccanismi, le cause e le implicazioni per il panorama finanziario.

Crisi del credito: cosa significa?

Una stretta creditizia può essere definita come una forte riduzione della disponibilità di credito o di prestiti nei mercati finanziari, con conseguente inasprimento delle condizioni di prestito. Durante una stretta creditizia, i mutuatari incontrano maggiori difficoltà nell’ottenere credito. Questo perché le istituzioni finanziarie adottano criteri più severi per la concessione dei prestiti, impongono tassi di interesse più elevati (come in questo periodo), o riducono il volume complessivo dei prestiti erogati. L’offerta di credito si restringe, limitando il flusso di fondi a imprese, consumatori e investitori.

Cause del credit crunch

Le crisi del credito sono spesso innescate da una combinazione di fattori che erodono la fiducia e la liquidità delle istituzioni finanziarie. Anche se ogni caso può avere catalizzatori unici, alcune cause comuni includono:

  1. Svalutazione degli asset: Un calo significativo del valore delle attività finanziarie, come le abitazioni o le azioni, può portare a perdite diffuse per le istituzioni finanziarie. Ciò riduce la loro base di capitale e la loro capacità di concedere prestiti, provocando una contrazione del credito.
  2. Deterioramento della fiducia degli investitori: Le turbolenze dei mercati, le incertezze geopolitiche o i grandi scandali finanziari possono minare la fiducia degli investitori. Quando gli investitori diventano avversi al rischio, ritirano i loro fondi dalle istituzioni finanziarie, provocando una carenza di liquidità e una riduzione della capacità di prestito.
  3. Inasprimento della politica monetaria: Le banche centrali, in risposta ai timori di inflazione, possono aumentare i tassi di interesse o attuare politiche monetarie restrittive. Queste azioni rendono più costoso l’indebitamento, con conseguente diminuzione della domanda di prestiti e della disponibilità di credito.

Implicazioni di un credit crunch

Una contrazione del credito può avere profonde ramificazioni per diversi attori dell’economia:

  1. Imprese: La riduzione dell’accesso al credito ostacola l’espansione delle imprese, limita le opportunità di investimento e può portare alla riduzione dei posti di lavoro. Le piccole e medie imprese (PMI) sono particolarmente vulnerabili perché dipendono in larga misura da finanziamenti esterni.
  2. Consumatori: I privati incontrano difficoltà nell’ottenere mutui, prestiti auto o credito personale, con ripercussioni sulla loro capacità di acquistare case, veicoli o finanziare le spese quotidiane. Ciò può frenare la spesa dei consumatori, che è un motore fondamentale della crescita economica.
  3. Istituzioni finanziarie: Le banche e gli altri istituti di credito si trovano ad affrontare rischi di credito più elevati a causa di potenziali insolvenze. In risposta, inaspriscono gli standard di prestito, il che può portare a un circolo vizioso di riduzione dell’attività economica e aggravare ulteriormente la contrazione del credito.
  4. Economia in generale: Una contrazione del credito può ostacolare la crescita economica, ridurre i livelli di investimento e determinare una diminuzione della domanda aggregata. Questo, a sua volta, può provocare un rallentamento della produzione, un aumento del tasso di disoccupazione e una contrazione generale dell’attività economica.

Come attenuare una contrazione del credito

Per affrontare una contrazione del credito e ripristinare la stabilità finanziaria, i responsabili politici e le banche centrali possono attuare diverse misure:

  1. Aggiustamenti di politica monetaria: Le banche centrali possono abbassare i tassi di interesse e adottare politiche monetarie accomodanti per incoraggiare i prestiti e stimolare l’attività economica.
  2. Fornitura di liquidità: I governi possono fornire un sostegno di liquidità alle istituzioni finanziarie, assicurandone la solvibilità e la capacità di erogare prestiti nei periodi di stress.
  3. Riforme normative: Il rafforzamento delle normative e della vigilanza può aumentare la resilienza del sistema finanziario, prevenendo l’assunzione di rischi eccessivi e garantendo la stabilità delle pratiche di prestito.
  4. Aumento della fiducia degli investitori: Trasparenza, comunicazione efficace e misure proattive per ripristinare la fiducia degli investitori possono contribuire ad alleviare la contrazione del credito, incoraggiando il flusso di fondi verso il sistema finanziario.

E quindi?

Una contrazione del credito rappresenta un periodo di limitata disponibilità di credito, spesso accompagnato da tensioni finanziarie e da una recessione economica. Nasce da una combinazione di fattori che erodono la fiducia e la liquidità del sistema finanziario.

Comprendere le cause e le implicazioni di una contrazione del credito è essenziale per i responsabili politici, gli economisti e i singoli individui, in quanto fa luce sulle dinamiche che modellano i mercati finanziari e l’economia in generale. Attuando misure adeguate, è possibile mitigare gli effetti negativi di una contrazione del credito e aprire la strada alla ripresa economica e alla crescita.

Ma cosa sta succedendo, per esempio, in Europa, a questo proposito? Come sta affrontando la BCE la paura che un fenomeno come quello che abbiamo descritto, si avveri a breve? Perché, dopotutto, la BCE sta alzando i tassi di interesse da un bel po’, per fronteggiare l’inflazione dovuta alla speculazione susseguente alla guerra in Ucraina…

BCE: Non si ferma ancora

La BCE ha deciso un ulteriore rialzo di 25 punti base nella sua ultima riunione (primavera 2023), in linea con i prezzi di mercato, la mossa più contenuta dall’inizio del ciclo di rialzi nel luglio 2022. Considerato il raffreddamento, seppur molto modesto, dell’inflazione di fondo a marzo, e il continuo e rapido inasprimento delle condizioni di prestito evidenziato dall’ultima Bank Lending Survey (BLS) della BCE, questa decisione appare in linea con l’approccio dipendente dai dati.

La dichiarazione della banca ha avuto un tono dovish, notando che l’inasprimento della politica finora sta già alimentando le condizioni di finanziamento e monetarie “con forza“, e che il meccanismo di trasmissione stesso rimane incerto. Non ha fornito una chiara indicazione del percorso dei tassi da qui in poi, limitandosi ad affermare che le decisioni future renderanno i tassi di policy “sufficientemente restrittivi“.

Allo stesso tempo, il Presidente Lagarde ha inviato un messaggio enfatico durante la conferenza stampa, affermando che la BCE “non si sta fermando” e che ha “più strada da percorrere” data la dinamica dell’inflazione. In effetti, l’attività dell’area dell’euro rimane solida, in particolare nel settore dei servizi, e il mercato del lavoro è forte, il che suggerisce che forse non abbiamo ancora visto il picco della crescita dei salari e dell’inflazione. L’indagine sui prestiti non ha evidenziato un impatto significativo delle tensioni che si sono verificate nel sistema bancario a partire da marzo, e i modelli predittivi non indicano un inasprimento drastico da qui in poi.

Tutto ciò pone potenzialmente le basi per un nuovo rialzo della BCE a giugno e poi una pausa, anche se molto può accadere prima di allora. I mercati prevedono un’altra variazione di un quarto di punto percentuale, con un’alta probabilità che i tassi rimangano a questo livello massimo fino alla fine dell’anno.

 

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