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Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, ha trasformato profondamente il panorama della cooperazione internazionale e dello sviluppo grazie al suo impegno per l’inclusione economica delle persone povere. Insignito del Premio Nobel per la Pace nel 2006, Yunus prenderà parte alla 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma a Firenze dal 3 al 6 ottobre 2024. Un appuntamento ormai divenuto un punto di riferimento, che in questa edizione vuole ripensare i comuni come luoghi in cui la cittadinanza attiva, i corpi sociali intermedi e l’impresa a vocazione civile convergono nella definizione e nell’offerta di politiche pubbliche più all’avanguardia.

Il FNEC è promosso da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti), con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle BCC, Frecciarossa e la collaborazione della SEC (Scuola di Economia Civile) e di MUS.E.

Yunus sarà protagonista, nel primo giorno di Festival, dell’assemblea pubblica della Civil Social Business City, evento che verrà moderato da Enrico Testi (Direttore del Yunus Social Business Centre University of Florence). Lo stesso Testi ha spiegato come per Yunus «la povertà è il risultato di sistemi economici e sociali ingiusti e non di una carenza intrinseca di capacità nelle persone. Per questo, il superamento della povertà deve avvenire attraverso la creazione di opportunità economiche, che permettano alle persone di diventare protagoniste attive del proprio sviluppo».

Testi ha poi specificato: «Muhammad Yunus ha sempre sostenuto che ogni individuo ha potenzialità imprenditoriali, ma spesso non ha accesso agli strumenti necessari per svilupparle. Le sue idee innovative sul microcredito e il social business hanno offerto strumenti concreti per superare questi ostacoli e promuovere l’imprenditorialità. Il concetto di microcredito, introdotto da Yunus negli anni ‘70, prevede la concessione di piccoli prestiti senza garanzie a persone escluse dal sistema bancario tradizionale. Nel 1976, Yunus fondò la Grameen Bank in Bangladesh, la prima istituzione al mondo a erogare microprestiti con un approccio innovativo basato sulla fiducia reciproca tra i membri dei gruppi di credito. Questo modello si è rivelato particolarmente efficace tra le donne, che sono diventate le principali beneficiarie e agenti di cambiamento all’interno delle loro comunità. Il microcredito ha permesso a milioni di persone di avviare piccole attività, migliorando il proprio tenore di vita e contribuendo allo sviluppo economico locale. Questo approccio è stato adottato su scala globale, con fortune alterne, diventando uno degli strumenti utilizzati nella cooperazione internazionale allo sviluppo».

Testi ha sottolineato l’importanza del microcredito: «Il lavoro e le idee di Yunus si sono unite, negli anni, alla visione e agli approcci di molti attori della società civile che hanno contribuito a cambiare la percezione dei beneficiari, e di conseguenza la costruzione degli interventi, all’interno della cooperazione internazionale. Questi, non sono più intesi come soggetti passivi in attesa di un aiuto, bensì come individui da valorizzare e far fiorire rimuovendo le barriere (credito, istruzione etc.) che li rendono poveri di opportunità. Organizzazioni come la Banca Mondiale e le Nazioni Unite hanno integrato il microcredito nelle loro politiche di lotta alla povertà, riconoscendone l’efficacia nel promuovere l’imprenditorialità e ridurre le disuguaglianze. Il Premio Nobel per la Pace, conferitogli nel 2006, riconosce proprio il valore del microcredito come contributo alla riduzione della povertà e alla creazione di condizioni per una pace sostenibile».

Oltre al microcredito, Yunus ha promosso anche il concetto di social business, un modello di impresa che mira a risolvere problemi sociali e ambientali piuttosto che generare profitti per gli investitori. «Un social business – ha spiegato Testi – reinveste i profitti nell’attività stessa, garantendo così che l’impatto sociale sia al centro dell’impresa. Questo approccio ha ispirato numerose iniziative a livello globale, creando soluzioni innovative per affrontare sfide globali. Il social business e le imprese sociali sono ormai da anni soggetti chiave per raggiungere obiettivi sociali ed economici all’interno di interventi di cooperazione allo sviluppo. Ad esempio, alcuni social business si sono focalizzati sull’accesso all’energia, altri sull’accesso alle cure per le popolazioni svantaggiate, generando benefici sia economici che sociali. Yunus è tra coloro che hanno dimostrato che le imprese possono avere un ruolo attivo e di primo piano nella soluzione di problemi e non solo nell’evitare di crearli.Uno dei meriti principali di Yunus risiede nell’aver permesso di dare grande visibilità al social business e all’impresa sociale mettendo in contatto mondi distanti tra loro quali l’economia sociale e le multinazionali. La figura di Yunus nella cooperazione allo sviluppo – ha concluso Testi – ormai simbolizza approcci che mettono al centro le persone e che riconciliano l’attività economica e la creazione di valore con la creazione di valore per la società e l’ambiente».

 

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