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Le nuove generazioni in politica: «Siamo cittadini, non simboli» #adessonews

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«Noi tutt’oggi siamo oggetto del dibattito e non soggetti coinvolti». A dirlo è SiMohamed Kaabour, consigliere comunale a Genova dal 2022 e presidente di Idem Network, una rete che riunisce amministratori e amministratrici locali, con background migratorio e non, che accoglie chiunque condivida una visione partecipata e solidale della politica.

Idem Network è tra le realtà promotrici del referendum sulla cittadinanza che mira a ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza per poter fare domanda, una modifica che interessa circa 2,5 milioni di persone. Per Kaabour questo è solo il primo passo di un percorso, avviato dalle nuove generazioni, un modo per riaprire la discussione e prevedere altre azioni che modifichino «una legge anacronistica», del 1992.

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Secondo il consigliere di Genova, le leggi in vigore producono «un danno erariale» perché l’Italia investe nella formazione di queste persone, ma non raccoglie i frutti prodotti. Senza cittadinanza sono infatti precluse alcune professioni, soprattutto quelle che richiedono l’iscrizione all’albo. Kaabour, dopo aver insegnato francese per un periodo in una scuola media, ha dovuto interrompere il lavoro perché non era cittadino italiano.

Nato in Marocco, è arrivato in Italia a dieci anni e non ha potuto ottenere la cittadinanza ai 18 anni. «Ero convinto ingenuamente che il diploma e le due lauree fossero sufficienti per avere le stesse possibilità dei miei colleghi», racconta. Ha poi vinto il ricorso contro questa decisione ma nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza ed è tornato a insegnare.

Questa è una delle esperienze che hanno alimentato il suo attivismo civico, e che lo ha portato a candidarsi alle elezioni comunali nel 2012. Il percorso politico di Kaabour ha alcuni punti in comune con quello di Basma Aissa, ex consigliera comunale a Castelfranco Emilia, nata in Marocco e arrivata in Italia all’età di tre anni. Aissa ha intrapreso la strada dell’attivismo, dopo un’esperienza negativa nel liceo che frequentava, dove per la prima volta si è sentita diversa.

Rappresentatività

«Sento che grazie all’attivismo dei giovani di nuova generazione siamo parte del tessuto sociale», sottolinea, precisando che rispetto alla generazione dei genitori, i nuovi giovani sono partner a tutti gli effetti delle istituzioni e degli enti. Essere riconosciuti è fondamentale, evidenzia Aissa, e «bisogna conquistare lo spazio con i nostri corpi, le nostre storie e identità». E aggiunge, riferendosi alla sua esperienza: «Una persona che indossa l’hijab in Italia, 20 anni fa, non avrebbe mai coordinato un servizio educativo». Un ruolo che oggi ricopre.

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Molti giovani che si affacciano al mondo politico, prosegue Aissa, arrivano dall’associazionismo, pochi hanno esperienze politiche di partito. E, da giovane con background migratorio, è più semplice riuscire a fare politica all’interno delle istituzioni in comuni piccoli: «Castelfranco Emilia ha 30mila abitanti, ci si conosce, per me è stato più facile perché lavoravo a scuola».

Lo dimostra anche la storia di Fatima Zahra Dahir, assessora con deleghe al bilancio del comune di 6mila abitanti di Siziano, in provincia di Pavia. È arrivato prima il nonno, poi il padre e in seguito lei: «Avevamo già le radici in questo posto e in un comune piccolo è più facile inserirsi nel contesto politico». Se a livello locale risulta più semplice, sul piano nazionale «siamo ancora indietro sulla rappresentatività», denuncia Kaabour, perché molti partiti, organizzazioni e sindacati non riconoscono gli spazi nei ruoli decisionali alle persone con background migratorio.

Tokenismo

«A tanti di noi di seconda generazione viene proposto di fare politica. C’è un corri corri a trovare la nota di diversità. Ma cosa rimane oltre al simbolo? Bisogna stare attenti a non diventare una figurina da collezione», avverte Basma Aissa. Conferma Kaabour: «Noi abbiamo sempre sofferto la presenza di una persona di origine straniera come nota di colore», spiega, e per questo Idem Network mira, tra le altre cose, a coordinarsi durante i periodi elettorali «anche per chiedere ai partiti di dare spazio a una persona di origine straniera dentro le proprie liste», ma deve essere uno spazio politico, di partecipazione e di rappresentatività, prosegue il consigliere genovese.

Non solo un simbolo. Ciò che ha convinto Aissa ad accettare la candidatura è stata la convinzione di poter fare qualcosa attraverso gli occhi di un’educatrice. «Prima delle mie origini c’è la mia professione», precisa.

Un ruolo stereotipato

La tendenza della politica infatti è quella di assegnare alle persone con background migratorio esclusivamente compiti che hanno a che fare con l’origine straniera. «Non siamo tutti esperti di immigrazione», dice Aissa, ognuno ha le proprie competenze in base al percorso di formazione.

E infatti, tra i 34 aderenti di Idem Network, ci sono un assessore con deleghe all’agricoltura e al turismo, uno che si occupa del Pnrr. C’è poi l’assessora Dahir che, in linea con il suo percorso di studi, ha ricevuto le deleghe al bilancio. «Ho cercato di snodare questo stereotipo a livello locale, secondo cui lo straniero deve essere sempre relegato alle politiche relative all’immigrazione», dice l’assessora.

Identità

«Il tema della cittadinanza è in mano a quella politica che in realtà non conosce la situazione che viviamo», aggiunge Kaabour. Ed è una politica che non si cura del tema, perché chi non ha la cittadinanza non vota e quindi non sposta il consenso. Per dirla con Tahar Ben Jelloun, dice Aissa, «noi siamo generazioni involontarie. Ci troviamo a vivere situazioni di diversità, ma nessuno a tre anni decide di migrare».

Molti non hanno mai visto i paesi d’origine. «Noi nuove generazioni abbiamo voglia di essere influenti, di avere una voce e di poter essere parte attiva in questa comunità», spiega Dahir, «nonostante la generale presa di distanza dalla politica da parte dei giovani». Rendere più semplice ottenere la cittadinanza per chi riconosce nell’Italia il proprio paese è «un atto di civiltà» per Dahir, e «una questione di pari opportunità» per Aissa. Per stimolare un nuovo modo di fare politica, Idem Network sta ideando una scuola per formare una leadership diffusa sul territorio, un pensiero politico che crei protagonisti attivi e consapevoli delle decisioni della comunità, anche attraverso lo studio di figure politiche di riferimento in Africa e in Sud America.

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