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Raccolta record dal gioco d’azzardo, lo stato capitalizza su povertà e dipendenze #adessonews

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Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, durante una sessione di interrogazioni a risposta immediata in commissione Finanze alla Camera, ha dichiarato che al 31 luglio 2024 la raccolta complessiva dei giochi è stata di 90 miliardi di euro. Il terzo settore lancia l’allarme per sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze per singoli e famiglie

I numeri legati al gioco d’azzardo fanno preoccupare opposizioni e terzo settore, ma non solo. Il mondo correlato al gioco, ha infatti legami con un mercato enorme e difficile da controllare, nel quale operano anche le mafie che riciclano ingenti quantità di capitali, accumulati illegalmente.

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Le maggiori agenzie investigative del paese, a partire dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), inseriscono il gioco d’azzardo tra i principali settori di interesse della criminalità organizzata. Giovedì 26 settembre, in risposta ad un’interrogazione del deputato dem Virginio Merola sul volume delle scommesse, dei giochi e sulla vendita dei tagliandi “Gratta e vinci”, il sottosegretario al Mef Federico Freni ha fornito i dati sulla raccolta in denaro dei giochi da inizio anno fino a luglio: la raccolta complessiva dei giochi è stata di 90 miliardi di euro, dei quali 78 miliardi sono tornati in vincite, 7 miliardi sono andati all’erario, mentre la spesa totale si attesta a 12 miliardi di euro.

Implicazioni sociali ed economiche del gioco d’azzardo

Il terzo settore, tramite la campagna contro i rischi del gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco” e la “Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II”, ha espresso profonda preoccupazione per i dati sulla diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese. Per le associazioni «in proiezione quest’anno si andrà molto sopra gli oltre 147 miliardi di euro raccolti lo scorso anno, che già erano un record assoluto. Va ricordato che tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva nel settore azzardo è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore che è pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021».

Numeri impressionanti, che ancora una volta confermano la gravità di un fenomeno che «non conosce crisi, producendo danni e distorsioni, di carattere sanitario, sociale ed economico, ingenti per il paese, i cittadini, le famiglie. Per comprendere meglio la questione, rammentiamo che nel corso del 2023 l’ammontare dei soldi impegnati dagli italiani per l’acquisto di beni di largo consumo è stato di 134 miliardi di euro».

Le associazioni, però, non condividono il giudizio del sottosegretario sui 7 miliardi di euro che, a oggi, incasserebbe l’erario nel 2024 come imposte sui giochi, presentati alla Camera come “una risorsa fondamentale per l’economia”: «Lo Stato non può fare cassa sui danni arrecati ai cittadini». Inoltre «è ben noto che i soldi spesi dagli italiani nel gioco d’azzardo verrebbero quasi certamente impiegati per altri consumi, a cui viene applicata una tassazione più favorevole per l’erario, sicuramente meno dannosi per la salute individuale e pubblica e più utili per il benessere delle famiglie. Né appare corretta l’affermazione del sottosegretario secondo cui la crescita costante del settore azzardo è “attribuibile anche alla significativa emersione del gioco illegale, che è stato assorbito dal circuito legale”».

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Le associazioni, infatti, ritengono che «l’aumento del gioco legale non intacca o, addirittura, favorisca il gioco illegale. In questo passaggio un esponente del governo riprende, acriticamente, uno degli argomenti più utilizzati, e meno solidi, propagandati dalla filiera del gioco d’azzardo».

Le reazioni

Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II, spiega che il settore dell’azzardo, con il suo indotto, è diventato un comparto che impatta in maniera rilevante sull’economia del paese: «Un’economia che non genera benessere per le famiglie, ma sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze. Non genera benefici nemmeno per lo Stato che lo promuove, se si considerano le conseguenze sanitarie e le cure che deve sostenere per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo. Le scommesse non possono essere una leva di crescita erariale e di sviluppo per il paese».

L’anno che sta per chiudersi, per le associazioni, sta segnando l’ennesimo record di consumo di azzardo che farà aumentare il già altissimo numero di giovani e famiglie intrappolati nella dipendenza patologica da azzardo e nella povertà. Per Gualzetti «preoccupa la facilità dell’accesso a queste offerte da parte delle giovani generazioni, che superano i divieti per i minorenni soprattutto nell’online.

Stiamo assistendo a una sottovalutazione collettiva di un fenomeno drammatico e tuttavia pianificato da aziende e istituzioni, che vede le agenzie educative, sanitarie e del terzo settore inascoltate e quasi impotenti di fronte agli enormi interessi che ruotano intorno all’azzardo».

Per Virginio Merola, capogruppo Pd in Commissione Finanze, «poco si ci si è soffermati sul fatto che 12 miliardi sono stati spesi inutilmente dalle famiglie, mentre le vincite rendono più o meno i soldi giocati, in base alle probabilità dei software utilizzati». L’azzardo è diventata una vera calamità per le persone di ogni età, in particolare per le famiglie più fragili, e aumenta la spesa «mentre diminuisce il reddito del 12 per cento per le famiglie italiane. Ricorderemo con insistenza a questa destra che l’azzardo non è solo un entrata di bilancio per lo Stato, ma un costo sempre più devastante per la dipendenza che crea nella vita delle persone».

Don Armando Zappolini, della campagna “Mettiamoci in gioco”, afferma: «siamo stanchi nell’apprendere, ancora una volta, che l’azione politica ha sostanzialmente abdicato al proprio ruolo, che è la tutela della salute dei cittadini».

La risposta del ministero dell’Economia, per Zappolini, «enfatizza i risultati relativi alla crescita di un mercato che, al contrario, sta contribuendo ad acuire una povertà sempre più diffusa. Non regge più la scusa accampata per anni che senza il gettito dei giochi non si chiudono i bilanci dello Stato: gli spazi per reperire le risorse ci sono eccome, ma da quanto si apprende dai media sul fisco il Governo predilige la mansuetudine tributaria alla giustizia fiscale».

 

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