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La Commissione Europea propone un sostegno di 119,7 milioni di euro, attinto dalla riserva agricola, per aiutare direttamente gli agricoltori colpiti in Europa da eventi climatici estremi, in primavera e a inizio estate. In particolare tali fondi sono destinati a Bulgaria, Estonia, Germania, Italia e Romania. In dettaglio: 37,4 milioni all’Italia, 46,5 milioni alla Germania, 3,3 milioni all’Estonia, 10,9 milioni alla Bulgaria e 21,6 milioni alla Romania.
Il sostegno contribuirà a compensare gli agricoltori che hanno perso parte della loro produzione e, di conseguenza, parte del loro reddito. Gli importi potranno essere integrati fino al 200% con fondi nazionali. La proposta della Commissione sarà discussa con tutti gli Stati membri, che decideranno se approvarla durante la riunione del Comitato per l’organizzazione comune dei mercati agricoli del 7 ottobre 2024.
Eventi climatici estremi in Europa, i rischi: alluvioni e siccità
Alluvioni ed esondazioni non sono l’unico rischio per l’agricoltura europea: anche la scarsità di acqua e, in alcune aree, la siccità sempre più frequente in periodi sempre più lunghi dell’anno costituiscono una minaccia a cui far fronte, innanzitutto monitorando lo stato delle risorse idriche. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) stima che circa un terzo del territorio dell’UE sia esposto a condizioni di stress idrico, in modo permanente o temporaneo.
Paesi come Grecia, Portogallo e Spagna hanno già assistito a gravi siccità durante i mesi estivi, ma la carenza idrica sta diventando un problema anche nelle regioni settentrionali. L’AEA stima una diminuzione complessiva del 24% delle risorse idriche rinnovabili pro capite in tutta Europa, a causa dell’aumento del fabbisogno di acqua in tutta Europa, costantemente aumentato negli ultimi 50 anni. Questo calo è particolarmente evidente nell’Europa meridionale, causato principalmente da livelli più bassi delle precipitazioni.
Il consumo idrico in Europa
Le attività economiche in Europa utilizzano in media circa 243 000 ettometri cubi di acqua all’anno. Sebbene la maggior parte (oltre 140 000 ettometri cubi) venga restituita all’ambiente, spesso tale acqua contiene impurità o inquinanti, comprese sostanze chimiche pericolose. L’agricoltura è il maggior utilizzatore di acqua: circa il 40% del consumo complessivo annuo in Europa. Anche se è soltanto il 9% circa del totale dei terreni agricoli europei a essere irrigato, a queste aree è destinato tuttavia circa il 50% del consumo totale di acqua in Europa.
Anche la produzione di energia utilizza molta acqua, rappresentando circa il 28% del consumo idrico annuo. L’acqua è prevalentemente utilizzata per il raffreddamento nelle centrali nucleari e in quelle a combustibile fossile, oltre che per la produzione di energia idroelettrica. Il settore minerario e manifatturiero è responsabile del 18% del consumo, seguito dall’uso domestico, che rappresenta circa il 12%. In media, alle famiglie europee vengono erogati 144 litri di acqua per persona al giorno.
A questi consumi si aggiunge quello generato dal turismo di massa, che fa aumentare il fabbisogno di acqua in alcune regioni durante i periodi chiave, con un consumo di acqua pari al 9% circa di quello annuo complessivo. La maggior parte di questo utilizzo è attribuita alle attività di alloggio e di ristorazione. Si prevede quindi che il turismo aumenterà la pressione sull’approvvigionamento idrico.
La direttiva per contrastare gli eventi climatici estremi in Europa
Per valutare e migliorare lo stato delle risorse idriche, il riferimento normativo è la direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE). Tale normativa richiede agli Stati membri dell’UE di raggiungere, in tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei, entro il 2027, un “buono stato” relativamente
- allo stato ecologico delle acque superficiali,
- allo stato chimico delle acque superficiali,
- allo stato chimico delle acque sotterranee,
- allo stato quantitativo delle acque sotterranee.
Per raggiungere un “buono stato” occorre rispettare determinati standard per l’ecologia, la chimica e la quantità delle acque. La direttiva sulle acque sotterranee (2006/118/CE) e la direttiva sugli standard di qualità ambientale (2008/105/CE) stabiliscono entrambe standard aggiuntivi per le acque sotterranee e le sostanze prioritarie rilevanti per le valutazioni della direttiva quadro sulle acque.
Le acque superficiali
Lo stato ecologico delle acque viene valutato per tutti i fiumi, laghi, acque di transizione e costiere. Si basa sulla valutazione dello stato degli elementi di qualità biologica ed è supportato dalla qualità fisico-chimica e idromorfologica, considerando gli effetti cumulativi di varie pressioni come inquinamento, degrado dell’habitat e cambiamenti climatici.
In Europa, il 40% dei corpi idrici superficiali si trova in uno stato ecologico buono o elevato. I laghi e le acque costiere hanno uno stato migliore rispetto ai fiumi e alle acque di transizione. Dal 2009, gli elementi di qualità biologica in alcuni corpi idrici sono migliorati, ma non abbastanza da migliorare lo stato ecologico complessivo.
Lo stato chimico delle acque è una valutazione della quantità di sostanze prioritarie, cioè le più dannose e inquinanti per l’ambiente acquatico. Un buono stato chimico è raggiunto quando nessuna sostanza prioritaria supera gli standard concordati.
Le acque sotterranee
Le falde acquifere sotterranee forniscono circa il 42% dell’estrazione totale di acqua in Europa, la maggior parte della quale viene utilizzata per l’approvvigionamento idrico pubblico, le attività agricole e l’industria. Circa l’80% del consumo europeo di acqua dolce (bevande e altri usi) proviene da fiumi e acque sotterranee.
Un buono stato chimico delle acque sotterranee è valutato in base a quattro criteri:
- le concentrazioni di inquinanti non superano gli standard stabiliti per le acque sotterranee,
- assenza di intrusione salina nel corpo idrico sotterraneo,
- i livelli di inquinamento non devono avere impatto sullo stato ecologico o chimico delle acque superficiali,
- i livelli di inquinamento non devono causare danni significativi agli ecosistemi e alle zone umide che dipendono direttamente dalla falda acquifera.
I cambiamenti climatici e le tendenze demografiche porteranno un’ulteriore pressione sulle risorse idriche, con aumento del rischio di siccità in molte regioni meridionali e nelle aree urbane. È quindi necessario usare l’acqua in modo molto più efficiente e, possibilmente, ridurne i consumi.
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