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I’ll send an S.O.S to the world”, cantavano i Police nel 1979, sulle note di una canzone che mi è tornata in mente nel leggere le pagine del copioso Libro Bianco 2024 (320 pagine di dati ed analisi) con il quale TEHA, The European House Ambrosetti, ha illustrato confini della crisi idrica in corso, cattiva gestione dell’acqua ed effetti del climate change sulla risorsa acqua, una delle più scarse e preziose.

Message in a bottle
Gestione dell’acqua, le ombre: problemi endemici e strutturali della crisi idrica
Le buone notizie: la governance di prospettiva
Dai Police alla policy
Crisi idrica e gestione dell’acqua: il vasto programma

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Message in a bottle

Mi è tornata in mente perché il concetto sotteso al libro bianco è lo stesso cantato da Sting & C.: a salvarci non può che essere la speranza che qualcuno trovi quel messaggio.

E il messaggio, nella fattispecie, è importante: il report non si limita a sciorinare numeri e dati, ma spinge su parole chiave finora ignorate non solo dalla politica, ma anche da un sistema (e dal suo sottobosco) in cui si annidano inefficienze figlie di una mancata pianificazione e di un’implementazione emergenziale.

Del resto, per dirla con le parole del “World Risk Report”, riguardo a “le crisi idriche nella categoria dei grandi rischi globali caratterizzati da alta probabilità e alto impatto sulla popolazione mondiale. In questo senso, una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile è indispensabile per il futuro di ogni territorio. È quindi fondamentale avere una visione e una strategia sistemiche, in grado di integrare i migliori contributi di tutti gli attori della filiera, della società civile e delle Istituzioni”.

Gestione dell’acqua, le ombre: problemi endemici e strutturali della crisi idrica

La gestione dell’acqua in Italia ha purtroppo ancora molte ombre.
Molte.
Ombre.

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Qualche dato
Consumo pro capite 156,5 m3
Rete infrastrutturale Il 60% della rete di distribuzione dell’acqua ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni.
Con il 41% dell’acqua prelevata che viene dispersa nelle reti di distribuzione nel 2021, e un totale di 8.303,8 m3/km annui di perdite lineari, il Paese si posiziona in fondo alle classifiche europee per perdite idriche.
Investimenti Media quinquennale di 59 € per abitante all’anno (la media europea è di 82 €).
Consumo acqua minerale 249 litri pro capite (159 litri in più della media UE27+UK).
Consumo domestico di acqua 62 m3 annui pro capite (rispetto ad una media europea di 45 m3 annui pro capite).

Non ci gira attorno il libro bianco:

  • l’Italia è uno dei Paesi più idrovori d’Europa, con i suoi 156,5 m3 di acqua prelevata per abitante all’anno;
  • l’Italia ha una rete infrastrutturale obsoleta e poco efficiente, in tutte le fasi della filiera;
  • l’Italia rimane nella parte bassa della classifica europea per investimenti nel settore idrico;
  • la tariffa idrica italiana, pari a 2,08 Euro/m3, è la metà di quella francese e il 40% di quella tedesca. Tuttavia, la corretta gestione dell’acqua non ha solo valenza industriale, ma passa anche dalle abitudini dei cittadini e dal valore che attribuiscono alla risorsa;
  • il Bel Paese è al 1° posto per consumo di acqua minerale in bottiglia e al 3° posto per consumo domestico di acqua potabile.

Le buone notizie: la governance di prospettiva

“Ci sono però anche buone notizie”: il libro bianco mette le mani avanti, e comincia a scrivere il suo “message in a bottle”.

L’Italia, infatti, può contare non soltanto su un’ottima qualità dell’acqua, ma anche su:

  • un buon livello di competenze tecnologiche;
  • un ecosistema della ricerca ambientale all’avanguardia;
  • modelli di produzione agricoli sostenibili, che promuovono l’utilizzo circolare dell’acqua e una solida base industriale.

E poi ci sono le buone notizie legate alla governance.

Quella di prospettiva, intendo: la quinta edizione della Community Valore Acqua per l’Italia ha rinnovato l’“Agenda per l’Italia”, con un decalogo di proposte d’azione per favorire lo sviluppo della filiera dell’acqua e incentivare una gestione efficiente e sostenibile della risorsa.

Nel 2019, TEHA ha costituito la Community Valore Acqua per l’Italia, una community multistakeholder dedicata all’elaborazione di scenari, strategie e politiche sulla gestione della risorsa acqua. La Community coinvolge gli attori chiave della filiera estesa dell’acqua italiana (operatori del ciclo idrico integrato, rappresentanti del mondo dell’agricoltura, provider di tecnologia e software, fornitori di macchinari e impianti) e le Istituzioni nazionali ed europee di riferimento, per favorire un confronto costruttivo e permanente sulle grandi sfide del Paese relative alla gestione della risorsa acqua e agli effetti del cambiamento climatico.

Dai Police alla policy

Già.
Perché nell’attuale scenario, un mix di eventi catastrofici al Nord e di siccità al Sud, con circa due miliardi di metri cubi d’acqua presenti nelle dighe che non vengono sfruttati, la speranza risiede tutta in una nuova governance, di cui TEHA fornisce il decalogo.

Primo: occorre una visione sfidante per una filiera dell’acqua e un Paese più sostenibili, che significa elaborare una visione-Paese sulla gestione efficiente e sostenibile della risorsa idrica in grado di coinvolgere tutti gli stakeholder della filiera estesa dell’acqua in Italia. Lo scopo è quello:

  • di dotarsi di un indirizzo di medio-lungo termine;
  • di definire obiettivi sfidanti da raggiungere su orizzonti temporali stabiliti e condivisi da tutti gli stakeholder del Paese;
  • di stimolare lo sviluppo di tutta la filiera estesa dell’acqua nazionale.

Secondo: creare le condizioni abilitanti per la crescita degli investimenti e il consolidamento del settore. Bisogna passare, detto in altri termini, per il consolidamento degli operatori (la propensione ad investire è direttamente associata alla dimensione dell’azienda), superando, allo stesso tempo la frammentazione del ciclo idrico.

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Terzo: sfruttare la leva dei finanziamenti pubblici e privati, attraverso una serie combinata di azioni che vanno dal rispetto delle tempistiche del PNRR alla revisione dei criteri tecnici della Tassonomia europea degli investimenti in relazione al Servizio Idrico Integrato, dal supporto alla creazione di strumenti di Finanza Sostenibile per rilanciare gli investimenti all’organizzazione di corsi di formazione per aziende sulla Reportistica di Sostenibilità Finanziaria, dall’introduzione di meccanismi di incentivazione con sistemi premiali al sostegno della candidatura della filiera estesa dell’acqua come prima “filiera benefit” in Italia.

Quarto: adeguare le tariffe e sostenere finanziariamente la sensibilizzazione al corretto utilizzo idrico, legato alla creazione di consapevolezza sul reale valore della risorsa idrica (una scarsa conoscenza del reale valore della risorsa e il suo costo limitato rischiano di “disincentivare” consumi idrici responsabili).

Il paradigma “Circular water” incide:

–      sull’efficientamento e l’estensione delle infrastrutture legate alla raccolta delle acque meteoriche;

–      sulla promozione della “salute” delle falde sotterranee in ottica di lungo termine;

–      sulla riduzione di inefficienze lungo l’acquedotto;

–      sulla valorizzazione del riuso idrico e l’allungamento della vita utile della risorsa e sulla ricerca di fonti di approvvigionamento idrico alternative e complementari alla pratica di prelievo.

Quinto: aggiornare le infrastrutture per l’incremento dello stoccaggio e della circolarità della risorsa idrica. È il paradigma “Circular Water”, che ha l’ambizione di garantire la gestione sostenibile e circolare della risorsa idrica durante tutto il ciclo di vita di “ogni singola goccia d’acqua”.

Sesto: digitalizzare la filiera estesa (Smart & Digital Water), attraverso l’adozione di tecnologie smart water, la promozione della digitalizzazione del settore agricolo, l’individuazione di un cronoprogramma dell’entrata in esercizio e degli obiettivi di riduzione delle dispersioni idriche degli interventi finanziati dal PNRR.

Settimo: efficientare la raccolta e gestione dei dati lungo la filiera estesa dell’acqua, perché qualsiasi azione decisionale e di investimento legata al futuro del sistema idrico italiano deve essere supportata da una base di dati puntuali e aggiornati, per comprendere al meglio lo stato di salute delle fonti idriche, così come la domanda e le esigenze specifiche dei diversi territori.

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Ottavo: allineare gli incentivi per un prelievo ed utilizzo attento per tutti gli usi idrici e alla valorizzazione di servizi ecosistemici, mediante la previsione di nuovi criteri concordati perché le Regioni aggiornino i canoni di derivazione dell’acqua per gli usi diversi dal potabile, il supporto alla ricerca di dati aggiornati e aggiornabili nel tempo sia per i gestori delle acque irrigue sia per gli operatori del SII, l’introduzione di sistemi premianti o «Certificati Blu».

Decimo: rafforzare i meccanismi di collaborazione pubblico-privato e coordinamento integrato fra i diversi stakeholder: “la proposta d’azione della Community Valore Acqua per l’Italia per rafforzare i meccanismi di collaborazione pubblico-privato può essere formulata come segue:

  • accelerare la messa a terra degli interventi individuati come prioritari nell’ambito del «Piano Nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (PNIISSI)»
  • favorire un accentramento delle competenze dei Ministeri di oggi in un unico Ministero dell’Acqua;
  • rendere permanente la Cabina di Regia per la Crisi Idrica di Palazzo Chigi, come Tavolo di Concertazione”.

Crisi idrica e gestione dell’acqua: il vasto programma

Non si tratta di una svista.

Ho lasciato il “nono” dei dieci punti del decalogo per ultimo, perché forse è quello più visionario: promuovere la comunicazione, l’educazione e la formazione sulla corretta gestione della risorsa acqua.

In fin dei conti, il vero “message in a bottle”, che riguarda tutti, non soltanto i politici e i gestori.
Tutti noi, che vivendo nella speranza di un mondo migliore, finora abbiamo contribuito a perdere tempo distribuendo colpe a destra e a manca, senza accorgersi che il cambiamento inizia dai piccoli gesti.

Anche dallo scrivere un articolo che esorta a prenderci le nostre responsabilità, e di fare della sostenibilità culturale il faro del nostro incedere.

Del resto, e per chiudere il cerchio:

Walked out this morning, I don’t believe what I saw
Hundred billion bottles washed up on the shore
Seems I’m not alone at being alone
Hundred billion castaways, looking for a home
I’ll send an S.O.S to the world
I hope that someone gets my message in a bottle, yeah

(“Sono uscito stamattina, non credo a quello che ho visto
Centinaia di miliardi di bottiglie sono finite sulla riva
Sembra che non sia il solo a stare da solo
Cento miliardi di naufraghi, in cerca di casa
Invierò un S.O.S al mondo
Spero che qualcuno riceva il mio messaggio in una bottiglia, sì”)

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