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Rinnovo contratto degli statali, aumenti e smart working per i neoassunti #adessonews

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L’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni che tratta con i sindacati dei lavoratori a nome del governo, ha presentato una bozza per il rinnovo dei contratti degli statali (operatori del settore pubblico) per il periodo dal 2022 al 2024. Interessati dalla misura sono 193mila lavoratori. Molte le novità, tutte orientate ad aumentare l’attrattività del comparto e ad arginare la fuga delle nuove generazioni. Si va dalla concessione dello smart working ai neoassunti gli aumenti di stipendio.

Lo smart working per i neoassunti

Il primo tassello con cui l’Aran cerca di risolvere il problema della scarsa attrattività di alcune posizioni lavorative nel settore pubblico è rendere più facile l’accesso allo smart working per i neoassunti nelle funzioni centrali della Pa, cioè nei ministeri, negli enti pubblici non economici e nelle agenzie fiscali. Così come da bozza del contratto, questo sistema dovrebbe essere concretizzato con la contrattazione integrativa.

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“Nella definizione del contratto integrativo – si legge nella bozza presentata dall’Aran – le parti valuteranno l’adozione di strumenti volti a favorire l’inserimento del personale neoassunto quali, ad esempio, politiche di welfare e/o accesso al lavoro a distanza”.

Con questa mossa si cerca di ridurre la rinuncia dei candidati che, pur vincitori di concorso, dicono di no a posizioni lavorative in grandi città del Nord d’Italia perché spaventati dall’alto costo della vita.

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Gli aumenti in busta paga

Oltre al maggiore ricorso allo smart working, nella bozza di rinnovo dei contratti degli statali di Aran figura anche l’aumento di stipendio per i lavoratori interessati dalla misura.

“A seguito della rivalutazione dei tabellari – dice l’Aran nella bozza – residuano in media su tutto il comparto 31 euro al mese per 13 mensilità, di cui il tavolo negoziale dovrà decidere l’utilizzo”. Si ricorda che, in base alle tabelle del contratto, ai dipendenti delle funzioni centrali spettano degli aumenti tabellari che vanno da 110 a 193 euro al mese a seconda dell’area di appartenenza. Se, dunque, anche i 31 euro venissero destinati al tabellare, cioè all’incremento direttamente in busta paga, gli aumenti di stipendio sarebbero pari a 141 euro per gli operatori e fino a 224 euro per i super-funzionari (aumento medio mensile di 172 euro).

Le criticità per i sindacati

Il rinnovo del contratto degli operatori statali deve passare comunque attraverso le criticità già espresse dai sindacati di categoria. Questi, più nello specifico, hanno giudicato insufficienti gli aumenti di stipendio promessi e, in particolare, non ritengono idoneo l’incremento delle retribuzioni medie per il triennio del 5,74% (tra i 110 e 190 euro lordi a seconda dell’inquadramento, 160 in media). Ciò che spinge i rappresentati dei lavoratori a respingere la proposta di Aran è il fatto che, nel triennio in esame, le retribuzioni siano state fortemente intaccate dall’inflazione, con il bilanciamento salariale promesso che non sarebbe dunque sufficiente.

“Le cifre illustrate dall’Aran – si legge in una nota diramata da  Fp Cgil – confermano tutte le nostre contrarietà. Senza risorse aggiuntive dovremmo fare un contratto che per molti non darà un euro in più a quanto hanno già in tasca e per altri addirittura, se si ostinassero a chiederci di metterle a disposizione degli accessori, si potrebbe addirittura dire che hanno preso più del dovuto. Servono i soldi per continuare a finanziare l’ordinamento, per far crescere gli stipendi in ragione dell’inflazione registrata nel triennio, rivalutare il buono pasto. Continueremo a dirlo fino a che il governo non metterà altre risorse sul tavolo”.





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