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La trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali tra Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e i sindacati si trova ancora in una fase delicata, con ampie distanze sul tema degli aumenti salariali. Tuttavia, ci sono stati progressi significativi su un altro fronte: lo smart working, che potrebbe rappresentare una svolta soprattutto per i neoassunti nelle grandi città del Nord Italia, dove il costo della vita è più elevato.
Smart working e semplificazione per i neoassunti
Uno dei punti chiave che emergono dalla trattativa è la possibilità di introdurre una semplificazione per l’accesso al lavoro agile (smart working) per i neoassunti attraverso la contrattazione integrativa. Questa misura è pensata per rendere più attrattivo l’impiego pubblico, in particolare in quelle aree del Paese dove il costo della vita è molto alto, come le grandi città del Nord. Favorire il lavoro a distanza potrebbe quindi diventare un fattore decisivo per chi si appresta a entrare nella pubblica amministrazione.
La questione degli aumenti salariali: sindacati in allarme
Se da un lato si fanno passi avanti sul fronte dello smart working, dall’altro rimane alta la tensione sui salari. I sindacati sono sul piede di guerra: l’Unione Sindacale di Base (USB) ha deciso di abbandonare il tavolo delle trattative, proclamando uno sciopero per il 31 ottobre. Anche i sindacati del pubblico impiego di Cgil e Uil hanno già fissato una manifestazione per il 19 ottobre, chiedendo con forza il rinnovo del contratto, il recupero del potere d’acquisto rispetto all’inflazione e un piano straordinario di assunzioni.
Le proposte di Aran sugli aumenti salariali
La bozza presentata da Aran prevede aumenti sulla retribuzione tabellare tra i 110,40 euro mensili per gli operatori e i 193,90 euro per le elevate professionalità, pari a circa il 7,2% degli stipendi. Tuttavia, i sindacati lamentano che tali aumenti non siano sufficienti a compensare l’inflazione, che nel triennio 2022-2024 ha portato a un aumento dei prezzi di circa il 15%. Secondo i calcoli della Cgil, lo stipendio di un funzionario pubblico ha subito una svalutazione di 290 euro, mentre il recupero proposto dall’Aran si ferma a 141 euro.
Differenziali stipendiali e nuove risorse
Un altro tema emerso nella contrattazione riguarda la possibilità di stabilire dei differenziali stipendiali all’interno delle diverse aree, un passo in avanti secondo la Uil, ma non sufficiente a colmare il gap economico. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, si è detto dispiaciuto per l’abbandono dell’USB, ma fiducioso che si possa raggiungere un accordo entro il 2024, ultimo anno di vigenza del contratto.
Tuttavia, il segretario nazionale Fp-Cgil, Florindo Oliviero, avverte che la trattativa potrebbe finire in stallo se il governo non mette a disposizione le risorse necessarie per adeguare i salari all’inflazione. Il segretario della Uilpa, Sandro Colombi, ha aggiunto che le nuove risorse economiche sono un elemento imprescindibile per la firma del contratto, confermando che la trattativa continuerà fino all’ultimo giorno possibile, ma che nel frattempo i sindacati scenderanno in piazza il 19 ottobre.
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