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Delitto del trapano, il tribunale del Riesame si riserva di decidere se Fortunato Verduci dovrà andare in carcere #adessonews

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Genova. E’ durata circa un’ora davanti al tribunale del Riesame presieduto dalla giudice Marina Orsini l’udienza in cui la pm Patrizia Petruzziello ha ribadito la richiesta di custodia cautelare per Fortunato Verduci, il carrozziere 65enne accusato di essere l’autore dell’omicidio di Luigia Borrelli, il cold case arrivato a una svolta a 29 anni dai fatti.

La richiesta di arresto era stata respinta dal gip Alberto Lippini, motivata dalla distanza temporale di quel delitto dalla richiesta di arresto, pur sottolineando che gli indizi a carico di Verduci sono “gravi e univoci”.

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L’udienza: il Riesame deciderà nelle prossime ore

Stamani, dopo la relazione della giudice Orsini, la pm Petruzziello – che in questi anni non si è mai data per vinta nel cercare l’autore del cosiddetto ‘delitto del trapano’ – ha ricordato come Verduci sia ancora oggi un ludopatico, con debiti di gioco per i quali ancora di recente ha impegnato oggetti di valore e chiesto prestiti ai famgigliai e che proprio questa sua dipendenza potrebbe portarlo a commettere nuovi delitti.

Gli avvocati di Verduci Nicola Scodnik e Giovanni Ricco hanno depositato la busta paga del carrozziere per dimostrare che i debiti non hanno portato al pignoramento dello stipendio e che i pegni sono stati nel tempo tutti restituiti. Sostengono in pratica, come già aveva fatto il gip, che il fatto che Verduci sia ludopatico non significa che sia pericoloso. E visto che non è fuggito dopo il delitto non sussiste nemmeno il pericolo di fuga.

Gli avvocati: “Pronti a ricorrere in Cassazione”

Il tribunale del Riesame si è riservato e deciderà nelle prossime ore o al massimo nei prossimi giorni. Se i giudici dovessero rilevare le esigenze cautelari, gli avvocati e hanno già preannunciato che ricorreranno in Cassazione. Verduci quindi non potrà essere comunque arrestato nel prossimi giorni, ma lo potrebbe essere solo quando se un’eventuale richiesta di arresto fosse confermata dagli Ermellini.

Decisive le nuove tecniche di genetica forense e la banca dati Dna dei detenuti

La svolta è arrivata il 20 ottobre 2023, nello stesso giorno in cui la pm Patrizia Petruzziello – esaurita anche l’ultima pista investigativa sul delitto che aveva portato a sospettare un ex primario del San Martino deceduto nel 2021 – aveva suo malgrado chiesto e ottenuto l’archiviazione delle nuove indagini. Quel giorno però dal Gabinetto di polizia scientifica di Roma è arrivato il risultato che ha clamorosamente svoltato l’inchiesta: il profilo genetico non era quello dell’assassino ma il raffronto aveva stabilito una “legame di parentela paterna” tra il profilo di un uomo che nel 2016 era detenuto nel carcere di Brescia e “l’uomo ignoto la cui traccia genetica è stata rinvenuta sulla scena del crimine”.

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Il fascicolo è stato riaperto il giorno successivo, il 21 ottobre e le indagini hanno immediatamente individuato il parente, per parte di padre, del detenuto. Solo sei giorni dopo gli investigatori hanno prelevato di nascosto il dna e in pochi giorni  è arrivato il responso della scientifica, quella di una “totale corrispondenza tra le caratteristiche alleliche di Verduci e uomo#1”. Una seconda comparazione, utilizzando un nuovo mozzicone raccolto al carrozziere che era stato convocato con una scusa dalla polizia, è stata fatta a gennaio di quest’anno con lo stesso identico risultato.

Verduci e le sigarette: la stessa marca dopo 30 anni

Per la comparazione gli investigatori della squadra mobile hanno utilizzato due bicchierini di plastica dai quali sia Verduci sia il padre avevano preso il caffé. Ma a Verduci hanno preso anche un mozzicone di sigaretta appena fumata. Una Diana, marca che lui fuma da sempre, la stessa marca di sigarette che fumava l’assassino e che è stata trovata sulla scena del crimine con identico Dna.

“Nel fondo di Vico Indoratori 64 R – scrive il giudice Alberto Lippini – sono state trovate plurime tracce biologiche di Verduci Fortunato, lasciate il 5 settembre 1995 (in quanto dalle analisi emerge che sono tracce compatibili con l’ora del delitto e non tracce “vecchie” pregresse e risalenti ), sia salivari che ematiche, sparse nel fondo ,localizzate in tutti i punti fondamentali che segnano e seguono le fasi dell’omicidio e quindi in luoghi rilevanti per la dinamica dell’omicidio”.

L’omicidio, hanno ricostruito le indagini ha avuto varie fasi. “L’autore del reato, dopo una fase iniziale di calma in cui ha anche fumato con la vittima, e’ passato ad una fase di aggressione e ha avuto con la vittima una colluttazione in seguito alla quale si e’ evidentemente ferito” scrive il giudice. Ed è proprio questo che ha consentito di trovare il dna di Verduci sia dai mozziconi di sigaretta sia da tre diverse tracce di sangue.

“Sicuramente – scrive ancora il giudice descrivendo la dinamica del delitto – siamo di fronte ad una situazione di “overkilling” ossia ad una modalità di esecuzione del fatto con “tecnica ridondante” ossia l’utilizzo di piu’ modalita’ idonee a causare la morte (pestaggio con pugni e colpi manuali, utilizzo dei frammenti di porcellana di un posacenere, utilizzo di uno sgabello in legno per fracassare il cranio, utilizzo del trapano per perforare la vittima in zone vitali quali il petto e Il collo con macabra ferocia)”.

Verduci e Borrelli  probabilmente si conoscevano

Abitavano nello stesso quartiere, avevano entrambi la passione o meglio la dipendenza dal gioco, si legge nell’ordinanza, e avevano una conoscenza in comune: Ottavio Salis, il proprietario del trapano e anche cliente di Borrelli. Qualche giorno dopo essere stato indagato e poco prima che il dna lo scagionasse, l’elettricista Salis si era tolto la vita, gettandosi dalla Sopraelevata. Salis tuttavia era amico del suocero di Verduci, che all’epoca del delitto era sposato. Salis probabilmente conosceva lo stesso Fortunato Verduci e potrebbe anche avergli parlato di ‘Antonella’ o addirittura avergliela presentata. Ma si tratta al momento di una deduzione degli investigatori. Anche perché, come hanno rilevato gli investigatori sulle scena del crimine l’assassino dopo il delitto aveva trovato il lucchetto e le chiavi e aveva richiuso il basso esattamente nel modo in cui lo faceva Borrelli: questo dimostrerebbe secondo gli inquirenti che in quel basso c’era già stato.

‘Antonella’ guadagnava quasi 500mila lire al giorno, ma nel basso non c’era nulla

Il movente invece conferma il gip è quello della rapina. Borrelli con la prostituzione guadagnava bene. Incrociando varie testimonianze dell’epoca e alcune più recenti emerge che ‘Antonella’ guadagnava circa 400-500mila lire al giorno. E teneva i soldi nel portafoglio.

Il delitto si è consumato tra le 21 e le 23 e Verduci secondo l’accusa è stato l’ultimo cliente di Antonella. Ma sulla scena del delitto venne trovata solo la borsa rovesciata: nessun portafoglio e nemmeno i soldi per un caffè. E’ quasi che i due non abbiano avuto un rapporto sessuale perché non sono state trovate tracce di liquido seminale riconducibili a Verduci né sul corpo della donna né tra i numerosi preservativi usati trovati nel basso.

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Verduci invece era pieno di debiti a causa del gioco d’azzardo: “Una vera e propria dipendenza” scrive il giudice citando anche alcune recenti intercettazioni telefoniche che hanno provato come “il medesimo chieda anche piccole somme in prestito ai famigliari adducendo false giustificazioni e impegnandole invece poco dopo in giocate”. E se allora giocava al ‘lotto nero’ ora si collega soprattutto “a siti di gioco della roulette russa”. E proprio i soldi della donna sarebbero stati secondo gli inquirenti il movente del delitto.





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