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Il sessismo delle cure, parla Giovanni Scambia (Gemelli) #adessonews

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La salute femminile va letta oggi in un’ottica globale. Parola di Giovanni Scambia, ordinario di ginecologia all’Università Cattolica, che analizza tutte le tappe della vita della donna.

“La salute femminile costituisce un bene primario e collettivo, la cui tutela non deve conoscere ostacoli e limitazioni”. Le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, qualche anno fa in occasione della Giornata mondiale della salute della donna, riassumono la centralità del ruolo delle donne a livello socio-economico e la loro importanza, troppo spesso data per scontata e poco tutelata. Anche nella ricerca medica, dove l’universo femminile è decisamente sottorappresentato negli studi clinici, con il risultato che le malattie delle donne vengono trattate con molecole e procedure studiate sui maschi. Un gap di conoscenza che la medicina di genere sta faticosamente cercando di colmare. Ma il pregiudizio è duro a morire e così, ancora oggi, a molte donne vengono negate senza motivo una serie di cure, dall’angioplastica agli interventi chirurgici per un apparente ageism, che in realtà nasconde un più mirato sexism. Anche la prevenzione è un’occasione sprecata, come raccontano la bassa adesione alla vaccinazione contro l’Hpv e agli screening tumorali. A far danno sono poi anche i cattivi stili di vita e le loro conseguenze, come l’obesità (1 italiana su 10 è obesa e 1 su 4 in sovrappeso), importante concausa di tante malattie (dal diabete all’ipertensione, passando per diversi tumori). Preoccupante infine la corsa verso una deprecabile par condicio nell’abitudine al fumo, da quello tradizionale (un’italiana su 6 fuma sigarette) ai nuovi prodotti a base di nicotina, che tanto successo riscuotono tra le giovanissime (li utilizza il 7% delle donne tra i 18 e i 24 anni). Tante insomma le insidie per la salute delle donne, che il ginecologo, ‘paladino’ per antonomasia della loro salute, si trova ad affrontare e cerca di arginare. Anche esplorandone nuove declinazioni.

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“La salute della donna – afferma il professor Giovanni Scambia, ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore scientifico di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs – è di grande attualità e va affrontata anche aggiungendo ai temi tradizionali quelli dei cambiamenti climatici e delle migrazioni. La salute femminile va letta oggi in un’ottica globale, sollecitata dai flussi migratori, che richiedono di affrontare anche alcune ‘nuove’ patologie, da tempo sconfitte da noi e che pensavamo dunque scomparse”. Parlare di salute non può prescindere da un serio discorso sulla prevenzione, che deve iniziare tra le mura di casa. “Alle madri, che vanno opportunamente sensibilizzate – ricorda il professor Scambia – spetta il delicato compito di sensibilizzare le figlie alla prevenzione, fin dalla pre-adolescenza. Questo in una situazione ideale. Purtroppo ad oggi solo la metà degli italiani fa vaccinare i figli contro il papillomavirus. Dunque, siamo molto lontani dall’obiettivo dell’Oms di copertura del 90% dei 15enni (maschi e femmine) entro il 2030. E questo mentre altri Paesi, come l’Australia, sono sulla strada per debellare il tumore della cervice nei prossimi anni”. La vaccinazione contro l’Hpv infatti protegge non solo dall’insorgenza di lesioni benigne come i condilomi, ma anche e soprattutto dai tumori della cervice uterina (dei quali il virus è responsabile nel 97% dei casi) e da altri tumori ano-genitali e dell’orofaringe. È dunque un ottimo strumento di prevenzione primaria, inspiegabilmente disatteso. “Sempre in tema di prevenzione primaria – prosegue il professor Scambia – è oggi possibile identificare, all’interno delle famiglie dei pazienti, le persone con predisposizione genetica al tumore dell’ovaio e della mammella, in quanto portatori del gene di Angelina Jolie (le mutazioni Brca); in questo modo, sarà possibile in futuro ridurre del 40% l’incidenza dei tumori ovarici” correlati a queste mutazioni.

Un altro grande tema che riguarda non solo le donne, ma la struttura demografica del nostro Paese e il suo impianto socioeconomico, è la consapevolezza sulla salute riproduttiva. “Oggi si tende a dilazionare molto l’età della prima gravidanza – riflette Scambia – per motivi di lavoro e culturali. Ma la nostra biologia non è cambiata; al di là dei 35 anni c’è un crollo del potenziale riproduttivo. Le giovani generazioni ne devono essere adeguatamente informate per preservare la salute riproduttiva, rispettandone i tempi”.

Ogni età ha le sue forme di prevenzione e la frequentazione dal ginecologo deve iniziare molto presto. “Idealmente – afferma il professor Scambia – dall’inizio dei rapporti sessuali e comunque intorno a 18-20 anni. Non vanno inoltre mai sottovalutati sintomi quali il dolore pelvico cronico: può essere spia di endometriosi, una patologia che interessa il 10-15% delle donne (circa 3 milioni di italiane) e della quale ci si accorge tardivamente, magari quando si cerca la prima gravidanza (ne è affetto il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire). Ecco perché intercettare e identificare questo sintomo può essere importante. Stesso discorso per le irregolarità dei cicli mestruali, che possono essere spia di policistosi ovarica, patologia che può essere adeguatamente trattata, se diagnosticata per tempo. Al Gemelli, abbiamo dedicato un ambulatorio di ginecologia dell’adolescenza proprio a queste patologie, anche per sensibilizzare le ragazze e le rispettive famiglie ai temi della prevenzione”.

A languire su percentuali di copertura incredibilmente basse è anche la prevenzione secondaria oncologica, quella affidata agli screening. Le donne sono spesso le protagoniste della prevenzione della famiglia, ma sembrano curarsi poco della propria. Soprattutto al Sud, dove la percentuale di adesione allo screening mammografico si attesa su tassi incredibilmente bassi, quali l’8,6% in Calabria, il 22,7% in Sardegna o il 27,3% in Sicilia, numeri tragici per le potenziali conseguenze.

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Un’indagine condotta da Iqvia nel 2023 ha evidenziato che l’8% delle donne italiane non sa neppure che esiste uno screening mammografico di Stato, una su 5 non viene convocata (l’invito è ancora affidato alla ‘lettera’, in un Paese dove molte abitazioni non hanno più neppure la cassetta per la posta) e in troppe non rispondono. Per smuovere le coscienze, Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha appena lanciato la nuova campagna nazionale ‘Tumori, scegli la prevenzione’, con il contributo non condizionante di Daiichi Sankyo Italia e con Massimiliano Allegri, allenatore di calcio pluricampione d’Italia, in veste di testimonial. In programma varie iniziative rivolte all’intera popolazione, soprattutto femminile, come booklet informativi, webinar, podcast e attività social. “Gli screening oncologici – ricorda il professor Scambia – consentono di fare diagnosi precoce e dunque di avere maggiori chance di risposta al trattamento sia medico, che chirurgico. A molte delle patologie che approcciavamo con interventi aggressivi, oggi riserviamo metodiche mininvasive (laparoscopia e robotica) che danno gli stessi risultati, garantendo però una migliore qualità di vita. Fino a qualche anno fa, insieme al tumore, asportavamo tanti linfonodi, con varie conseguenze (dal linfedema alle infezioni).

Oggi la tecnica del linfonodo sentinella ci permette di avere le stesse informazioni sulla diffusione del tumore, togliendo solo un linfonodo”. Anche le terapie per i tumori ginecologici oggi sono molto più efficaci, se diagnosticate presto. “Nel caso del tumore dell’ovaio – ricorda ancora Scambia – le terapie a target offrono risultati migliori, con minori effetti collaterali; nelle pazienti Brca-mutate, associare alla chirurgia il trattamento con Parp inibitori consente di ipotizzare una guarigione, anche nelle forme avanzate di tumore ovarico. E l’introduzione dell’immunoterapia per i tumori dell’endometrio e della cervice uterina ha cambiato il destino di molte donne. Grazie alla medicina di precisione insomma, in futuro avremo molte donne lungo-sopravviventi, con una buona qualità di vita. Già oggi possiamo garantire a molte donne giovani con tumori ginecologici il sogno di una gravidanza al termine delle cure”.

Importanti novità anche per un’altra patologia molto diffusa, la fibromatosi uterina. “In questo caso – rivela il ginecologo – si comincia a intravedere la possibilità di un trattamento medico dei fibromi, per ora confinato all’ambito pre-operatorio (per ridurne il volume), ma che un domani potrebbe invece diventare definitivo, senza più bisogno di ricorrere al bisturi”.

Infine, il grande capitolo della terapia della menopausa.
“È molto importante trattare i disturbi tipici di questo periodo, ma diciamo un no deciso al ‘fai da te’, a base di pillole di soia o altro. A questa età, le donne necessitano di controlli e terapie anche per altri disturbi, dall’incontinenza urinaria, al prolasso dell’utero. E le soluzioni vengono dal ginecologo: il professionista della salute al quale la donna deve rivolgersi per visite di controllo periodiche (almeno una volta ogni 1-2 anni). Non c’è infatti un’età alla quale è opportuno interrompere questi controlli”.



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