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Se non proprio tutti, sono in molti a essersi chiesti, almeno una volta, se per l’ambiente sia meglio fare acquisti online oppure in negozio. Pensando alla semplicità di un sacchetto con cui usciamo da una boutique a confronto con la mole di imballaggi che avviluppano gli acquisti consegnati a domicilio, saremmo portati a dire: meglio in negozio.
Ma, come gli esperti di neuroscienze sanno bene, le risposte intuitive spesso si rivelano errate, proprio perché non si fondano su analisi ponderate e razionali. La risposta corretta alla nostra domanda dovrebbe essere «dipende dal tipo di prodotto che si vuole acquistare». E non solo perché ogni bene di consumo fa storia a sé, quanto per il fatto che bisogna considerare l’intero ciclo di vita del prodotto e tutti i processi coinvolti, come mostriamo qui sotto nel confronto illustrato, basato sull’esempio concreto dell’acquisto online e in negozio di uno stesso paio di auricolari bluetooth.
Packaging eccessivo
Ma quanto sono informati i consumatori sul tema del packaging e degli impatti ambientali dei propri acquisti? Per scoprirlo abbiamo proposto agli iscritti alla nostra piattaforma collaborativa ACmakers di partecipare a un quiz con dodici domande, cui hanno risposto 1.009 persone. Qui approfondiamo in particolare cinque quesiti,
iniziando da quello più difficile, cioè «con quanti imballaggi entra in contatto un paio di auricolari prima di essere venduto online?». Solo un partecipante su dieci ha scelto, tra le quattro opzioni disponibili, quella giusta, cioè «tra 9 e 11 imballaggi». Il dato è stato fornito dall’Osservatorio Innovazione Packaging dell’Università di Bologna e dagli studenti di architettura della stessa università che hanno collaborato al progetto Sceglilo sfuso o riciclabile.
Oltre agli imballaggi necessari per il trasporto dalla fabbrica al magazzino di competenza, gli auricolari venduti online richiedono un packaging singolo o comunque personalizzato anche per la spedizione dal magazzino al destinatario finale. La vendita dello stesso prodotto in negozio richiede invece un numero di componenti di imballaggio inferiore, circa 6-8.
Consumatore viaggiatore
Sempre restando all’esempio degli auricolari, «quale tipo di acquisto produce più CO2?». Com’era facile aspettarsi, la maggior parte ha risposto che è l’acquisto online il più nocivo per l’ambiente, mentre la risposta da indicare era un’altra, «l’outlet fuori città».
Questo perché i grandi punti vendita extraurbani, oltre a essere causa di elevate emissioni di CO2 (dovute al riscaldamento, al raffrescamento e all’illuminazione dell’outlet), sono fonte di ulteriore inquinamento, dal momento che i clienti per raggiungerli devono percorrere lunghe distanze perlopiù col proprio mezzo privato.
Alcuni recenti studi evidenziano il ruolo chiave che il comportamento dei consumatori gioca a favore o no della sostenibilità ambientale, primo tra tutti il modo in cui avvengono gli spostamenti per raggiungere il negozio o il punto di ritiro del bene acquistato. È emerso che i magazzini automatizzati che compongono la filiera degli acquisti online riescono a essere generalmente più efficienti in termini di energia per unità di prodotto. Sono sempre di più, infatti, le aziende di logistica che investono in flotte di consegna elettriche e magazzini a basse emissioni.
Ritiro contro consegna
Nel quiz abbiamo poi chiesto: «quali comportamenti adottare per ridurre gli impatti ambientali degli acquisti online?». «Evitare di fare resi» è la risposta con le maggiori implicazioni positive, barrata da oltre un terzo degli ACmakers, ma anche «scegliere un punto di ritiro» è una buona risposta, perché riduce gli impatti della consegna a domicilio, anche se meno rilevante sotto il profilo ecologico rispetto a quella di evitare i resi.
Restituire un articolo ha in termini di emissioni inquinanti un impatto pari, o addirittura superiore, a quello della consegna. Ecco perché è importante scegliere con particolare cura e consapevolezza ciò che acquistiamo attraverso l’ecommerce, in modo da prevenire ripensamenti.
L’optimum quindi consiste prima di tutto nel non fare resi quando si acquista online, poi scegliere il punto di ritiro più vicino a casa invece della consegna a domicilio, infine raggiungere il punto di ritiro a piedi, con i mezzi pubblici oppure in bicicletta.
Non tutti sanno che…
Per ridurre gli impatti ambientali è inoltre fondamentale la corretta gestione del packaging da parte dei cittadini, attraverso la raccolta differenziata.
Tra le domande del quiz c’era ad esempio quella sul destino delle buste di carta imbottite spesso usate per imballare i prodotti venduti online. La maggior parte ha risposto correttamente: «vanno buttate nel sacco dei rifiuti indifferenziati». Nulla però impedisce, se ci si rende conto che sono facilmente separabili, di provare a staccare la parte esterna, di solito di carta, da quella interna, composta da plastica a bolle, e differenziarne così la raccolta.
Cosa fare invece dell’etichetta di spedizione apposta sui pacchi? Per un riciclo ottimale delle scatole e degli imballaggi in carta, è sempre meglio staccare l’etichetta adesiva con i dati del destinatario e di spedizione, e gettarla nell’indifferenziato, facendo poi attenzione a liberare le scatole anche da nastri adesivi, finestrelle, graffette e altro.
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